Perché dipingo, ovvero: I MONDI DI DENTRO
Avevo nello stomaco, sulla punta delle dita e negli occhi, una voglia incredibile di dipingere un cavallo. L’avevo immaginato in macchina tornando a casa: era un cavallo viola e rosso che correva verso colori fiammeggianti che lo sporcavano di giallo e di azzurro. Le tele sono solo finestre, finestre che si aprono e lasciano intravedere i mondi di dentro. Quei mondi che il quotidiano inevitabilmente schiaccia. Ma a volte, come per magia, inavvertitamente le finestre che separano i mondi di dentro da quello di fuori restano aperte o socchiuse e un pezzetto di anima vola via e va a infilarsi fra i colori e la tela. A volte il tempo si ferma, e allora riesci a guardare le cose con una luce nuova, un attimo diventa un giorno, i giorni anni e quando l’ultima pennellata è stata data senti dentro come se il tempo trascorso fosse stato lunghissimo. La tela diventa una specchio in cui poter riflettere le forme, i colori, i desideri dei mondi infiniti che l’uomo chiude dentro di sé. I colori diventano sentimenti, emozioni strappate da dentro che spingono per essere tirate fuori, per nascere. Sono piccoli pezzi di anima che diventano cavalli colorati che ridono o piangono, donne sole e stupite con l’eterna domanda negli occhi sul perché dell’esistenza e i misteri della vita, gli alberi hanno le ali e volano perché tutto è magia, tutto può nascere da una tela ancora bianca, tutto un mondo da inventare. I quadri hanno una vita loro, indipendente dalla volontà di chi li ha dipinti. L’artista ha solo il compito di portare questa vita alla luce, poi l’opera non gli appartiene più. Quando si lasciano aperte queste finestre sull’animo, sullo spirito, questi mondi scappano fuori ed iniziano una vita tutta loro. L’arte, che sia essa: musica, scultura, scrittura o pittura è l’unica cosa che scavalca i muri che costruiamo per separare i mondi di dentro da quello di fuori. La pittura è un ponte bellissimo che congiunge gli infiniti mondi di dentro, eterni, colorati e magici, con quello di fuori, sempre meno magico.
Che senso avrebbe la vita se perdessimo la capacità di percepire attraverso i colori il senso magico dell’esistenza, senza la capacità di stupirsi e di costruire mondi nuovi?.
(Filomena Oppido)
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